Fitness Riabilitativo

Sottovalutare un infortunio spesso e volentieri porta a danni nel tempo difficili da recuperare: una lesione, una frattura, uno stiramento spesso sono traumi che, se non curati bene, causano strascichi importanti nel corso del tempo, creando danni soprattutto alla postura.
Ora, che uno sia uno sportivo o un sedentario, il recupero attivo e funzionale di un arto lesionato è alla base per svolgere attività quotidiane senza creare compensi, squilibri o paramorfismi.
Basta quindi la fisioterapia per recuperare da un infortunio? No, da sola non basta.
La fisioterapia ha il grande valore di restituire mobilità ad un’articolazione e gradi di movimento, ma un ripristino muscolare completo si ha solo con l’esercizio fisico.
Esempio: a seguito di un arto fratturato, dopo la fisioterapia tendenzialmente la centimetria del lesionato è pari a quella del controlaterale, ma - se analizzato da Dexa - quest’ultimo presenta una massa magra più importante rispetto all’altro, colpito invece da sarcopenia che è la perdita della massa e della forza muscolare.
La sarcopenia, tra l'altro, è un processo per certi versi fisiologico, in quanto è inevitabile che il corpo umano invecchi. Va quindi ripristinata questa massa magra, e lo si può fare solo con il lavoro muscolare.
La riabilitazione in uno studio di personal training non è solo medica, anzi, e NON SOSTITUISCE LA FISIOTERAPIA!!!
Tutt’altro: si collabora CON il fisioterapista per ripristinare il prima possibile l’arto e la sua funzionalità, motoria e muscolare. Secondo la prassi, una lesione viene ripristinata seguendo il cosiddetto protocollo R.I.C.E. (rest - ice - compression - elevation) che prevede 4 fasi nelle immediate 48 ore dopo l’infortunio, tramite applicazione di ghiaccio sulla parte lesa e poi mantenere la parte infiammata al di sopra del livello del cuore, così da favorire il ritorno venoso ed evitare ulteriori accumuli di sangue.
Se la lesione invece non viene curata in tempo, o anche a seguito di un intervento, si utilizza il protocollo M.E.A.T. (movement-exercise-analgesics-treatments), molto più efficace ma anche molto più “faticoso” e impegnativo.
Anch’esso prevede 4 fasi: il movimento controllato degli arti interessati può stimolare il flusso sanguigno, ridurre la formazione delle fibre collagene impropriamente allineate (tessuto cicatriziale) e quindi migliorare effettivamente il recupero; attraverso una controllata ed opportuna prescrizione di esercizi (siamo sicuri che tutti i fisioterapisti saranno d’accordo) si avranno le potenzialità per migliorare il recupero.
Si suggerisce quindi l’uso di analgesici naturali come gli enzimi proteolitici che possono aiutare nel recupero, in quanto l’uso di farmaci antinfiammatori inibisce il normale processo di guarigione.
Bisogna cercare trattamenti che prevedano la stimolazione del flusso sanguigno e quindi la guarigione.
Un’azione combinata tra fisioterapista e trainer è un ottimo mezzo per poter recuperare più in fretta, e affrontare la fase del “return to play” più velocemente, qualsiasi sia la specificità motoria del soggetto infortunato.
Un’analisi attenta (tramite strumenti appositi), insieme alla misurazione e alle foto progressive, dà al cliente la consapevolezza del percorso che si sta seguendo, e al trainer le indicazioni per affinare sempre di più la specificità degli esercizi per la persona trattata.
I tempi di guarigione completa sono comunque molto variabili e dipendenti dall'entità dell'infortunio.
Una volta guariti completamente, ed appurato che non si è trattato di nulla di grave, non c'è motivo per non riprendere il proprio abituale esercizio fisico (magari con qualche accortezza in più). L'errore più grande è quello di limitarsi troppo nei futuri allenamenti o peggio ancora smettere di allenarsi... per paura.
Il corpo umano è fatto per essere utilizzato, non conservato! Un bambino che non corre e non gioca è un bambino che non rischia di sbucciarsi le ginocchia. Ma non ci sembra un buon motivo per impedirgli di correre e giocare!